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Raccontare di un luogo che è stato silenzioso testimone dei rapporti politici, economici e culturali tra due Paesi, ha significato partecipare ad una stesura della Storia. E l'edificio dell'Ambasciata d'Italia ad Atene, ancor prima di assistere ed essere in qualche sorta protagonista di tale storia, lo è stato, parimenti, della Storia di Grecia negli anni in cui qui dimorò il Principe Nicola, figlio di re Giorgio e della Granduchessa Elena Vladimirovna di Russia. Dagli anni della sua costruzione (1870) ad oggi, ha assistito a quanto la storia del'900 riservò ad una capitale e ad un paese che per questioni geopolitiche sarebbe diventato il crocevia non solo dei rapporti tra potenze occidentali ed orientali ma anche, al finire della Seconda guerra mondiale, della guerra fredda e, successivamente, dell'avvento della Grecia così come oggi la conosciamo. Il periodo più ricco di avvenimenti fu certamente quello a cavallo della Seconda guerra mondiale, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra Grecia ed Italia. La memoria di questo periodo ancora pesa a tratti anche se l'intensa attività svolta sta permettendo agli uni di superare il senso di colpa, agli altri alcune tracce di seppur sopito rancore. Negli anni che culminarono con la consegna italiana dell'ultimatum il 28 ottobre 1940 e poi, dopo la pausa dell'occupazione tedesca, fino al 1947, anno in cui, superata la campagna anti-italiana che seguì alla fine del conflitto grazie ad una complessa trattativa politica che permise di ricucire i rapporti tra i due Paesi, venne designato il nuovo Ministro Plenipotenziario italiano ad Atene e l'edificio di Vassilissis Sofia angolo Via Sekeri fu testimone e oggetto di grandi avvenimenti e trattative spesso rimasti colpevolmente in ombra anche se essenziali alla comprensione del ruolo che invece, oggi, riveste nella sua piena attività. Via Sekeri sembra osservarci ogni volta, si mantiene silenziosa e attenta, conserva gli eventi, ci restituisce memoria. Conserva i volti di chi da qui è transitato, ne ricorda le fisionomie, i grandi ed i piccoli gesti, le buone e le cattive parole. Conserva gli attimi frenetici consegnati alla Storia con la stessa solenne serenità con cui ospita cori di bambini, opere di giovani studenti, interventi di grandi intellettuali, concerti, presentazioni, eventi, feste, riunioni, assistendo alle numerose piccole e grandi decisioni che ogni giorno vi si consumano, alle responsabilità che si avvicendano anche in ogni piccolo gesto che sarà, fuori da quelle mura il gesto di un Paese.